A inventare la carta fu un cinese: un ingegnoso eunuco di nome Ts’ai Lun, colto dignitario di corte della dinastia Han. Fu a lui che venne l’idea di impastare scorze di gelso e germogli di giunco, detriti di canapa, riso e bozzoli del baco da seta. Le prime manifatture nacquero invece a Samarcanda, la città d’oro dell’Uzbekistan e centro di smistamento sulla Via della Seta per il quale la carta migrò in Occidente sotto il califfo Harun al-Rashid, personaggio delle Mille e una notte.
Se si vuole ricostruire la millenaria storia di mercanti e intellettuali, artisti e scrittori è a Samarcanda che bisogna andare. È in questo straordinario crocevia di merci e pensieri che affabulatori e vecchi cantastorie hanno saputo materializzare i pensieri degli analfabeti: uomini e gesta epiche salvati dall’oblio grazie alla parola, quando le storie venivano tramandate solo oralmente, poi fissate a imperitura memoria dalla scrittura.
Samarcanda è un posto speciale. Simbolicamente rappresenta per noi gli scrittori il "ritorno a casa" proprio perché è uno dei luoghi cardine per la storia della trasmissione orale. Un viaggio qui diventa l’occasione per riflettere sulla forma breve, il racconto, che è il parente più prossimo dell’oralità. La distanza tra città del mito e città reale potenzia luoghi e cose fino a farle diventare materiale narrativo; ecco allora che un mercato periferico e più di cento etnie che convivono tra quartieri sovietici e zone monumentali del periodo timuride sono i temi giornalieri di un’opera a tappe.
Samarcanda evoca racconti fantastici: capitale di regni persi tra steppe e deserti avvolti in un remoto mistero, talmente bella da aver ammaliato Alessandro Magno (che la chiamava Marakanda) e spinto Gengis Kahn a distruggerla, nel 1220, per impedire che potesse sgualcire l’anima dei suoi fieri soldati. Toccò a Tamerlano ricostruirla, più splendente di prima, nel 1370, fino a farla la più bella e ricca capitale dell’Asia.
Oggi è ancora magnifica. È uno dei luoghi abitati più antichi del pianeta, fondata nel 700 a.C., con monumenti perfettamente conservati tutelati dall’Unesco. Un esempio? Tre delle più importanti madrassah dell’Asia centrale, le vecchie università islamiche custodi di animati mercati artigianali, si trovano qui, affacciate sul Registan, la piazza monumentale. La zona medievale ha vie strette e tortuose con case basse, abitata da tajiki, uzbeki e zingari, moschee e mausolei, cupole azzurre e maioliche colorate. Da Samarcanda a Urgut, da Bukhara a Tashkent. Senza fretta, nel mito della città d’oro.
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